Girolamo dai Libri
Girolamo dai Libri (Verona, 1474 – Verona, 1555) è stato un pittore e miniatore italiano.
Apprese l'arte dal padre Francesco dai Libri, abile miniatore, ma molto probabilmente ebbe modo di frequentare anche la bottega di Domenico Morone dove strinse amicizia con il figlio Francesco e con il quale collaborerà in età adulta in diverse commissioni. Distintosi fin da giovane nella produzione di miniature soprattutto per il convento di Santa Maria in Organo a Verona sorprese i suoi contemporanei, a quanto racconta Giorgio Vasari, quando all'età di circa 25 anni realizzò per la stessa chiesa la pala d'altare Deposizione dalla croce profondamente influenzata dallo stile di Andrea Mantegna come lo furono anche i suoi successivi lavori in cui si notano anche dei prestiti dai modelli veneziani di Bellini e Montagna. A partire dagli anni 1510 le sue tele si arricchirono anche degli influssi lombardo-romani portati in città da Giovan Francesco Caroto.
Caratteristica peculiare dei suoi lavori sono i paesaggi di sfondo alle scene principali descritti nei minimi particolari, come ben si può notare ad esempio nel Presepe dei conigli o Gesù e la Samaritana al pozzo, retaggio della sua iniziale attività di miniaturista che peraltro non abbandonò mai nel corso della carriera alterandola alla produzione delle grandi tele.
Dopo un periodo di incertezza stilistica che lo accompagnò sul finire degli anni 1520, tornò ad orientarsi verso i modelli mantegneschi che lo avevano guidato nelle sue opere più giovanili giungendo così a compiere alcune delle sue tele di maggior qualità come la Madonna dell'Ombrellino e la Madonna della Quercia risalenti rispettivamente al 1530 e al 1533 e oggi entrambe al museo di Castelvecchio di Verona.
Biografia modifica
Nascita e formazione come miniaturista modifica
Figlio secondogenito di Francesco dai Libri, celebre miniatore veronese, e di Granata, Girolamo nacque a presumibilmente a Verona nel 1474 circa. La data di nascita è stata desunta da un'anagrafe del 1492 in cui è riportato avere diciott'anni correggendo Vasari che nelle Le Vite che la fissava al 1472. La prima notizia di una famiglia dai Libri a Verona risale ad un estimo della contrada San Vitale del 1433 in cui si menzione il nonno di Girolamo, tale Stefano dai Libris di Francesco di professione calligrafo o miniatore (da cui nacque il cognome dai Libri), probabilmente attivo nello scriptorium dell'abbazia di San Zeno; quindi la famiglia di Girolamo era dedita da almeno due generazione all'arte della scrittura e ornamento dei manoscritti.[1][2][3]
Girolamo trascorse la giovinezza in contrada San Polo a Verona dove imparò l'arte, insieme al fratello Callisto (con il quale collaborerà),[4] sotto la direzione del padre, quest'ultimo molto apprezzato e conosciuto in tutto il territorio della Repubblica di Venezia. Di questo periodo ci rimangono numerosi esempi della produzione miniatoria della bottega di famiglia a cui Girolamo collaborò attivamente nelle svariate commissioni per i monasteri cittadini di San Bernardino, di San Giorgio in Braida e, soprattutto, per il convento di Santa Maria in Organo. Furono proprio i padri olivetani che officiavano in quest'ultimo ad essere i primi committenti del solo Girolamo in quanto sono qui registrati, a partire dal 1495, ripetuti pagamenti a «al fiolo de maestro Francesco miniador». È molto probabile che il giovane Girolamo avesse frequentato anche la bottega del maestro Domenico Morone dove ebbe modo di stringere una duratura amicizia con il figlio Francesco con cui in seguito collaborerà alla realizzazione di diverse opere.[1][5][3]
Essendo veronese fu fondamentale per Girolamo come per tutti i pittori del tempo l'esempio della Pala di San Zeno di Andrea Mantegna, primo esempio di Rinascimento compiuto in Verona.
Una delle prime opere conosciute di Girolamo è una miniatura della Natività realizzata intorno al 1490 e facente parte, unica di provenienza veronese, di un complesso di diciassette corali realizzati dalla bottega di Filippo d'Argenta di Ferrara per l'antifonario n. 2 del convento di San Francesco d'Assisi di Brescia (ora alla Pinacoteca Tosio Martinengo). Questo ha fatto supporre agli storici che in giovane età Girolamo avesse soggiornato per un periodo a Ferrara e ciò sarebbe coerente con le influenze ferraresi riscontrabili in alcune sue miniature conservate oggi al museo di Castelvecchio di Verona e al Metropolitan Museum di New York.[1]
I felici esordi con le grandi pale d'altare modifica
Dopo essersi formato come miniatore nella bottega paterna, Girolamo iniziò a cimentarsi anche nei dipinti di grandi dimensioni. Sembra che il suo lavoro di esordio sia stato la pala d'altare Deposizione dalla croce dipinta per la cappella dei Da Lisca nella chiesa di Santa Maria in Organo a Verona (poi spostata all'inizio del XVIII secolo nella Chiesa di Santo Stefano Protomartire di Malcesine). Giorgio Vasari nelle Le Vite ne fa un'opera risalente all'adolescenza («...d'anni sedici fece in S. Maria in Organo...»[6]), tuttavia sembra più plausibile collocarne la realizzazione intorno al 1500 ovvero quando l'autore doveva avere circa 25 anni. Vasari non manca di lodare la tela raccontando che quando «fu scoperta e messa al suo luogo con tanta maraviglia d'ognuno, che tutta la città corse ad abbracciare e rallegrarsi con Francesco suo padre».[1][5][6]
Nella Deposizione traspaiono chiaramente sia la formazione di Girolamo come miniaturista sia il profondo influsso che dovette avere sul giovane artista veronese la Pala Trivulzio di Andrea Mantegna allora collocata sull'altare maggiore di Santa Maria in Organo. Dello stile del celebre pittore mantovano Girolamo dai Libri ne sarà sempre debitore per tutta la sua carriera.[1][7]
Subito dopo la Deposizione dovette continuare la presenza di dai Libri presso gli olivetani di Santa Maria in Organo, questa volta lavorando al cosiddetto Presepe dei conigli commissionatogli dalla famiglia Maffei per la cappella di famiglia e oggi conservata al museo di Castelvecchio. L'opera, stilisticamente affine alla pala dei Da Lisca, ha come soggetto una Natività arricchita da, secondo le parole di Vasari, «pastori e paesi et alberi bellissimi. Ma sopra tutto sono vivi e naturali due conigli, lavorati con tanta diligenza che si vede, non che altro, in loro la divisione de' peli». Il disegno del coniglio in primo piano servì come modello per intagliato nel 1501 da frà Giovanni da Verona per il leggio situato ancora oggi nel presbiterio della chiesa.[8][9] Sono state comunque rilevate alcune differenze tra l'animale rappresentato sulla tela e quello intagliato: le zampe del primo sono leggermente divaricate rispetto a quelle unite del secondo e la pezzatura marrone presente nella nuca del secondo è assente in quello di Girolamo che appare bianco.[10] Della tela è stato osservato come il «rigido impianto, la descrizione minuziosa delle concrezioni rocciose e della flora denunciano uno stile in formazione».[1] Negli stessi anni (1500-1505) è collocabile anche il dipinto Arianna abbandonata sull'isola di Nasso oggi di proprietà del Rijksmuseum di Amsterdam.[1][11][12]
Qualche anno più tardi, probabilmente poco dopo il 1505, dai Libri realizzò una Madonna in trono con Bambino, i Santi Tommaso d'Aquino e Agostino e donatori per l'altare Centrago della Basilica di Santa Anastasia sempre a Verona.[13][14] Il dipinto continua con coerenza l'impostazione architettonica della cornice intagliata e dell'altare. Parte della critica ha proposto i modelli veneziani (di Giovanni Bellini, ma anche di Bartolomeo Montagna) come fonte di ispirazione per la pala mentre altri hanno osservato gli influssi della Pala di San Zeno di Andrea Mantegna, soprattutto nell'atteggiamento della Madonna, e del probabile maestro del giovane dai Libri Domenico Morone (tanto che nel sette-ottocento si voleva attribuire l'opera a Francesco Morone, figlio di Domenico). Si noti che la cappella in cui si svolge la "sacra conversazione" ha i lati aperti su due esigui brani di paesaggio, una caratteristica abbastanza frequente nella scuola veronese di pittura e in particolare nella produzione di dai Libri. Altri particolari della tela che diverranno ricorrenti nell'opera di dai Libri sono l'albero solitario posto sopra le figure principali e la disposizione delle mani dei soggetti protagonisti.[1][15][16]
Anni 1510: la peste e le nuove influenze modifica
Verso la fine del primo decennio del 1500, Girolamo sposò una donna, che morì poco dopo e della quale non si ha alcuna notizia, se non che diede al pittore due figli, Chiara (1507) e Francesco (1509). A quanto racconta Vasari, Francesco divenne anch'egli un pittore di rilievo ma non è rimasta alcuna sua opera conosciuta. Recenti studi hanno portato a pensare che la moglie del pittore sia morta a causa della peste che colpì Verona tra il 1510 e il 1512 in seguito alla guerra della Lega di Cambrai e alle disfatte veneziane nella battaglia di Agnadello.[17]
Negli stesso anni si assistette ad un cambiamento nello stile di Girolamo dai Libri «verso una pittura caratterizzata da un fare più morbido e levigato, dovuto a una più viva attenzione per l'ambiente belliniano, cimesco e antonelliano», e allo stile lombardo-romane portato a Verona da Giovan Francesco Caroto che nei suoi viaggi aveva potuto venire a contatto con le più diverse correnti pittoriche che attraversavano la penisola. Il primo esempio di questo nuovo dai Libri è la tela dei Santi Rocco, Sebastiano e Giobbe per la chiesa di San Tomaso Cantuariense di cui Mauro Lucco ha proposta una datazione di poco posteriore al 1510 osservando che la presenza di San Rocco, protettore dalle pestilenze, possa essere messa in relazione con l'epidemia che aveva colpito Verona. Una datazione ancora più in la nel tempo è invece da escludere per via della netta presenza degli influssi del Mantegna fortemente tipici della produzione giovanile di Girolamo.[1][17][18][19]
Sempre sullo stesso stile e sempre collegabile alla peste per la presenza del santo taumaturgo, la pala Madonna con il Bambino e i santi Rocco e Sebastiano commissionata per l'altare di famiglia dei Maffei (e per questo conosciuta anche come Madonna Maffei) della chiesa di San Giacomo alla Pigna e dal 1812 collocata nelle collezioni civiche oggi presso il museo di Castelvecchio. Alcuni critici hanno visto su quest'opera anche l'influenza di Bartolomeo Montagna.[17][1][20] Senza il san Rocco ma certamente collocabile nella medesima fase della produzione di Girolamo dai Libri anche la pala Vergine tra i santissimi Bartolomeo e Zeno dipinta su probabile commissione di Bartolomeo Bonalini per la cappella di famiglia in Santa Maria in Organo e ora in mostra alla Gemäldegalerie di Berlino.[1] Sempre dello stesso periodo vi è anche una Madonna col Bambino, ora al museo di Castelvecchio, la cui rappresentazione della Vergine sarà poi usata come modello per alcune opere successive.[21]
Intorno agli anni 1520 anni Girolamo tornò a sposarsi con una donna molto più giovane di lui, Cecilia, dalla quale ebbe tre figli, Zuan Paolo, Agnese, Granata.
L'apice della produzione modifica
Gli anni che seguirono furono quelli della fase più matura e più proficua nella produzione di Girolamo dai Libri. In seguito agli sconvolgimenti della trascorsa guerra, i padri di Santa Maria in Organo decisero di rinnovare la loro chiesa e commissionarono ai due migliori pittori cittadini, Francesco Morone e Girolamo Dai Libri, la decorazione delle portelle del nuovo organo che sarebbero dovute apparire, secondo il contratto sottoscritto il 12 novembre 1515, «belle et laudate appresso quelli che intendano l'arte». Secondo Vasari Francesco fu autore del San Benedetto e San Giovanni evangelista mentre a Girolamo si devono le raffigurazioni dei fiori e lo sfondo;[N 1] lo storico dell'arte Carlo Del Bravo ha proposto sostanzialmente il contrario. La critica contemporanea ritiene che non si possa riconoscere nettamente il contributo dell'uno e dell'altro ritenendo che entrambi, grandi amici, lavorarono sulle portelle in perfetta sintonia e armonia, senza mai litigare e dividendosi il compito con equità influenzandosi a vicenda. L'opera venne completata nel 1516 e collocata in una cappella fatta costruire dagli olivetani proprio per contenere l'organo. Successivamente, probabilmente in occasione del rinnovamento barocco dell'organo, le portelle divennero proprietà della famiglia Dal Pozzo fino a quando, agli inizi del XIX secolo, il conte Bartolomeo le donò alla parrocchiale di Marcellise (oggi nel comune di San Martino Buon Albergo) dove ancora si trovano.[22][23][24]
Il successo ottenuto con le portelle dell'organo aprirono la strada per numerose commissioni a favore di Girolamo come la pala Madonna col Bambino e santi dipinta per la chiesetta di san Leonardo in Monte (su cui nel XIX secolo è stato edificato il forte San Leonardo) e oggi collocata al Metropolitan Museum di New York. Questa Madonna è considerata dai critici come «frutto di una sapienza cromatica consumata e di un profondo studio sugli effetti dei contrasti e delle concordanze» introducendo la fase più matura del pittore e miniatore veronese.[25] Circa dello stesso periodo è da collocarsi anche la tela Gesù e la Samaritana al pozzo, conservata nella Chiesa di Santa Maria Maggiore a Monteforte d'Alpone, dove più che mai si nota l'influenza dell'amico Francesco Morone nella rappresentazione del Cristo.[1][26]
Presumibilmente tra il 1518 e il 1522 dai Libri dipinse per la chiesa di San Paolo in Campo Marzio a Verona la pala Madonna con il Bambino e i santi Anna, Giuseppe e Gioacchino e la tela Vergine con il Bambino e sant'Anna in origine porzione centrale di un Trittico per la chiesa di Santa Maria della Scala, a cui contribuirono Paolo Morando e Francesco Torbido per le figure laterali e oggi collocata alla National Gallery di Londra.[25][1][26]
Accanto all'attività di pittore di grandi tele, dai Libri continuò anche quella di miniaturista come testimoniano i pagamenti registrati tra il 1519 e il 1520 per l'illustrazione dei corali dell'abbazia di Santa Maria in Organo e dove l'autore venne menzionato sia come pictor che come miniator.[1]
La maturità, la crisi e gli ultimi anni modifica
L'intensa produzione degli anni a cavallo del 1520 introducono la fase oramai matura della produzione di dai Libri. Nel 1526 realizza la pala chiamata Madonna della cintura per la IV cappella di sinistra della chiesa di San Giorgio in Braida nella città natale. Nella tela, la cui datazione è certa grazie all'iscrizione presente che recita: «A.D. MDXXVI MEN. MAR. XXVIIII / HIERONIMUS A LIBRIS PINXIT», l'autore raffigura la Vergine con a lato i santi titolari della cappella: San Zeno e San Lorenzo a cui si aggiungono una moltitudine di angeli posti sotto il trono.[27][25]
Tra il 1526 e il 1528 dai Libri è impegnato nella realizzazione della predella per la pala (questa di Francesco Bonsignori) dell'altare maggiore della cappella di San Biagio situata presso la chiesa dei Santi Nazaro e Celso a Verona. In essa Girolamo rappresentò, senza una vera e propria soluzione di continuità, un miracolo di San Biagio, un martirio di San Sebastiano e una decapitazione di San Giuliana.[28][29] Gli storici dell'arte hanno criticato quest'opera osservando in essa «un certo scadimento nella qualità della tavoletta per il gestire artificioso e manierato e lo squilibrio delle proporzioni, seppure il paese rimane gradevole nella sua funzione di riunire e separare le tre storie indipendenti».[25] Girolamo, insieme al fratello Callisto, fu anche l'artefice della doratura e brunitura della pregevole cornice in cui è inserita la pala del Bonsignori.[28]
Parte degli storici dell'arte collocando la tela Battesimo degli ibis, anch'essa opera modesta, negli anni immediatamente successivi alla predella di san Biagio coerentemente con il periodo di crisi produttiva accusata da dai Libri; tuttavia altri critici la considerano molto più tarda, datandola addirittura agli anni 1540 facendola così diventare l'ultima pala conosciuta di Girolamo e una netta involuzione qualitativa rispetto ai lavori degli anni 1530. In ogni caso la composizione di questo battesimo di Cristo appare essere così debitore dell'omologo di quello dipinto da Perugino e oggi conservato al Kunsthistorisches Museum da «giungere quasi alla copia».[25][30]
Dopo questi passi falsi, dai Libri tornò alle sue più congeniali composizioni, con ampie rappresentazioni naturalistiche di paesaggi di sfondo assorbendo le più innovative correnti artistiche che circolavano in città grazie ai più giovani pittori quali Caroto, Torbido e Giolfino.[25]
Infatti, un ritorno alle origini e una ritrovata qualità già si può notare nella pala Madonna dell'Ombrellino, firmata e datata 1530 realizzata per l'altare maggiore della chiesa di Santa Maria della Vittoria Nuova a Verona (non più esistente a causa di un bombardamento durante la seconda guerra mondiale) e trasferita nelle collezioni civiche cittadine nel 1812 quando l'edificio venne sconsacrata e i suoi beni demanializzati. In quest'opera appare ben vivo il "riflesso mantegnesco, nell'atteggiamento di Maria, derivato dalla Madonna della Vittoria del Mantegna".[26] La pala, di miglior fattura rispetto al lavoro per la cappella di San Biagio, comprendeva anche una predella, sempre di Girolamo dai Libri, oggi collocata al Museo di Grenoble in Francia, raffigurante una Visitazione della Vergine. Per la stessa chiesa dai Libri aveva realizzato anche un Sant'Onofrio oggi disperso.[31]
Qualche anno dopo, dai Libri firma Madonna col Bambino e i santissimi Pietro e Andrea (detta "Madonna della Quercia"), considerata forse il suo capolavoro e di cui lo storico dell'arte Gino Castiglioni loda «il grandioso impianto spaziale, il sicuro equilibrio dei volumi, la stupenda resa cromatica» osservando l'influsso nell'impostazione della tela di Giovanni Gerolamo Savoldo dipinta per la chiesa di S. Maria in Organo nel 1533.[1][25] Nella rappresentazione della Vergine si nota nuovamente l'insegnamento del Mantegna, tipico dell'attività giovanile di Girolamo, mentre nella figura dell'Arcangelo Gabriele è evidente lo stile del Perugino a testimonianza di come l'autore avesse cercato nuove ispirazioni nel corso della fase più matura della sua produzione.[32][33] Se si accoglie la collocazione del Battesimo degli Ibis alla seconda metà degli anni 1520 rifiutando la datazione agli anni 1540, la Madonna della Quercia rappresenta l'ultima tela conosciuta in ordine del tempo realizzata da dai Libri.[30]
Tuttavia, Girolamo continuò a lavorare anche in tarda età; lo troviamo infatti, ancora abile miniatore, in tre corali[34] custoditi presso l'Abbazia di San Benedetto in Polirone di San Benedetto Po, due dei quali datati 1554 e 1555, recanti anche la firma Theodorus de Castrogofredo (Teodoro da Castel Goffredo), valente amanuense (scriptor) del tempo.[35]
Secondo quanto racconta Vasari, il maestro si spense il 2 luglio 1555 a Verona, la sua città natale dove aveva sempre vissuto e ottenuto grandi riconoscimenti.[1]
Miniature modifica
Alla realizzazione di grandi pale d'altare, dai Libri affiancò per tutta la vita l'attività di miniaturista con cui aveva esordito in gioventù. Sebbene al 2023 non esistano ancori studi completi e sistematici su questo settore della sua produzione, gli storici dell'arte moderni condividono l'elogio del Vasari secondo il quale egli fu uno dei più grandi miniaturisti del suo tempo. Oltre alla già citata Natività conservata a Brescia, alcune tra le più importanti miniature attribuite a Girolamo sono oggi conservate nei più importanti musei del mondo. Ad esempio a Castelvecchio sono esposte le pagina del corale con l'Entrata di Gesù in Gerusalemme e l'andata la calvario, una Resurrezione e una Discesa dello Spirito Santo, al Victoria and Albert Museum di Londra vi è un Davide musicante considerata un'opera di «altissima qualità, con meravigliosi effetti coloristi e luminosi» mentre a Cleveland è presente una Natività anch'essa di pregevole fattura.[36]
Stile modifica
Dopo aver iniziato l'arte come miniaturista sotto la guida paterna, Girolamo dai Libri probabilmente imparò a dipingere le grandi tele frequentando la bottega di Domenico Morone dove ebbe modo di stringere amicizia con il figlio Francesco. Da quest'ultimo, tuttavia, si discostò per lo stile (soprattutto per la durezza delle forme, caratteristica ereditata dal padre) e per le «figure con vive espressioni di dolore, il panneggiamento rigido di pieghette brillanti».[3] Particolarmente significativi nei suoi dipinti sono i paesaggi di sfondo alle scene principali, anch'essi un retaggio della sua formazione come miniaturista. L'amore per il paesaggio, descritto nei minimi particolari, è ben presente in opere come Presepio dei Coniglio o Gesù e la Samaritana al pozzo.[37]
Nelle prime opere è inoltre ben evidente l'influsso del Mantegna, soprattutto riscontrabile negli atteggiamenti dei protagonisti delle sue tele, influsso che dopo una breve parentesi si ripresenterà nelle opere più mature. Col passare degli anni, anche grazie ai nuovi influssi stilistici portati in città dal Caroto, lo stile di dai Libri iniziò a perdere la durezza che aveva contraddistinto le fasi iniziali per abbracciare una tendenza più morbida ed eclettica. Non venne però meno il gusto per i particolari e per i paesaggi, come ben si può notare dalle preziose vesti dei suoi personaggi, «scintillanti con deliziosi effetti di luce, riscontrabili nella pala di San Paolo dove raffigura anche uno «splendido panorama prealpino».[26]
Egli stesso era ben consapevole dell'importanza della rappresentazione naturalistica tanto che in un documento peritale del 1530 ebbe modo di dichiarare che «un bon, et valente depentor bisogna chel sapia ben imitar la natura, e fenzer quello, che fa la natura, et esser universale in depinzer paesi, figure, de ogni sorte animali, et paesi, et casamenti, et generaliter tute le cose, che produsse la natura...».[26]
Opere modifica
Girolamo dai Libri fu autore di numerose miniature e alcuni dipinti, di seguito una selezione dei più rilevanti:[38]
- Battesimo degli ibis, museo di Castelvecchio, Verona
- Deposizione dalla croce, chiesa di Santo Stefano, Malcesine
- Gesù e la Samaritana al pozzo, chiesa di Santa Maria Maggiore, Monteforte d'Alpone
- I santi Rocco, Sebastiano e Giobbe, chiesa di San Tomaso Cantuariense, Verona
- Madonna col Bambino, museo di Castelvecchio, Verona
- Madonna col Bambino e santi, 1520 circa, Metropolitan Museum, New York
- Madonna con il Bambino e i santi Rocco e Sebastiano (detta Madonna Maffei), museo di Castelvecchio, Verona
- Madonna con il Bambino e i santi Anna, Giuseppe e Gioacchino, chiesa di San Paolo in Campo Marzio, Verona
- Madonna della Quercia, museo di Castelvecchio, Verona
- Madonna dell'Ombrellino, museo di Castelvecchio, Verona
- Madonna in trono con Bambino, i Santi Tommaso d'Aquino e Agostino e donatori (detta Pala Centrego), 1502, basilica di Santa Anastasia, Verona
- Madonna tra i santissimi Lorenzo Giustiniani e Zeno (detta Madonna della cintura), 1526, chiesa di San Giorgio in Braida, Verona
- Natività con san Giovanni battista e san Girolamo (detta Presepe dei conigli), museo di Castelvecchio, Verona
- Portelle d'organo, chiesa della Cattedra di San Pietro, San Martino Buon Albergo
- Storie dei santi Biagio, Sebastiano e Giuliana, Cappella di San Biagio della Chiesa dei Santi Nazaro e Celso, Verona
- Vergine con il Bambino e sant'Anna, National Gallery, Londra
- Vergine tra i santissimi Bartolomeo e Zeno, Gemäldegalerie, Berlino
Note modifica
- Esplicative
- ^ A proposito dell'attribuzione delle portelle, Giorgio Vasari afferma che «dipinse anco Girolamo in Santa Maria in Organi, dove fece la prima opera sua, in una delle portelle dell’organo (avendo l’altra dipinta Francesco Morone suo compagno), due Sante dalla parte di fuori, e nel didentro un presepio». In Vasari, 1568, pp. 272-273.
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Voci correlate modifica
Altri progetti modifica
- Wikiquote contiene citazioni di o su Girolamo dai Libri
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Girolamo dai Libri
Collegamenti esterni modifica
- Girolamo Dai Libri, cenni biografici e opere, su verona.com (archiviato dall'url originale il 10 maggio 2006).
- (EN) "A history of painting in north Italy, Venice, Padua, Vicenza, Verona, Ferrara, Milan, Friuli, Brescia from the fourteenth to the sixteenth century" di J.A. Crowe e G.B. Cavalcaselle (TXT), su archive.org.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 5201664 · ISNI (EN) 0000 0000 8352 7449 · SBN ARTV000312 · BAV 495/62394 · CERL cnp01387056 · Europeana agent/base/7527 · ULAN (EN) 500023072 · LCCN (EN) nr00033466 · GND (DE) 122525663 · BNF (FR) cb14965814m (data) · J9U (EN, HE) 987007344493805171 · WorldCat Identities (EN) lccn-nr00033466 |
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